Talvolta, con un pizzico di fantasia e di immaginazione, si possono creare delle atmosfere ideali per sfuggire alla stressante “routine” quotidiana a cui, purtroppo, tutti siamo sottoposti..
Qualcuno ci riesce viaggiando, chi anche solo leggendo un buon libro e chi come me, sedendo attorno ad un tavolo insieme ad amici per assaporare una buona cena.
Per ottenere tale risultato non mi scoraggia affatto dover fare parecchi chilometripoichè in uno stretto vicolo di Modica, bomboniera della Sicilia orientale, in cima ad una scalinata vi è un ristorante all’interno del quale la mia mente viene totalmente resettata pronta ad immergersi in un angolo di paradiso, la Fattoria delle Torri di Peppe Barone.
Appena entrati ci si trova in una saletta arredata con quadri di colori vivaci e “vecchi pezzi” rivisitati con tecniche moderne.
Gli onori di casa vengono fatti da una sorridente ragazza di colore che gentilmente si prenderà cura dei nostri soprabiti riponendoli nel guardaroba.
Con la consueta espressione sorridente , ci viene incontro lo chef e proprietario del ristorante, Peppe Barone, che si rivela sempre un ottimo padrone di casa e con il quale ci intratteniamo qualche minuto
Ci viene consigliato un tavolo nella parte superiore del locale, dove la temperatura ambientale risulta essere decisamente più calda; una volta accomodati, si ha la possibilità di ammirare l’essenziale mise en place e i particolari sottopiatti fatti a mano in perfetto abbinamento con il resto del locale.
Vengono serviti dei cestini con piccoli panini di produzione propria ed aromatizzati con semi di papavero nero, pancetta, pomodori secchi e rosmarino.
Ecco che sulla tavola compaiono i grandi menù dalla copertina rigida, all’interno dei quali è possibile scegliere tra una serie di “percorso degustazione” di varie portate o alla carta con una ampia proposta tra antipasti, primi e secondi.
Noi, conoscendo già il locale, decidiamo di dare libero sfogo all’estro dello chef, che ci condurrà in un percorso di 5 portate davvero interessanti.
L’appetizer studiato per la ricorrenza natalizia, è composto da una quenelle di baccalà fritto con contorno di spinaci baby e del salmone fresco marinato al finocchietto.
Il fritto risulta essere ben vaporoso e per nulla unto, il salmone reso ancora più aromatico dal profumo del finocchietto.
Dopo questo piccolo assaggio ecco che in tavola arriva uno dei piatti tipici della gastronomia siciliana, l’arancino.
Si presenta in una veste davvero intrigante, si potrebbe definire “scomposto”. Gli ingredienti che solitamente costituiscono il ripieno di questo tanto apprezzato “rustico”, sono stati tutti asportati ed inseriti all’esterno. Alla base infatti vi è una crema di piselli davvero dolce e saporita sulla quale è adagiato l’arancino fritto in olio extravergine di oliva, croccante e gustoso. All’interno il risotto allo zafferano prende il posto del classico riso bollito in acqua salata. Sulla cima un buon ragù di carne e un piccolo ovetto di quaglia completano un piatto tanto semplice quanto gustoso e che ricorda uno degli emblemi della cucina del territorio.
Il piatto successivo, come ci viene spiegato dallo chef, è ispirato alla cucina delle nonne che, con cura, giornalmente facevano la pasta fresca .
Ci viene quindi servita la “pastratedda mantecata con erbette di campo, crema di zucchine bianche fritte e sugo di calamari.
Il piatto è arricchito dal racconto minuzioso della sua preparazione; Nel passato infatti era particolarmente laboriosa perché la forma veniva data pizzicando con le mani un blocco di pasta indurita per formare ad una ad una delle “chicche” e in seguito cotta come un risotto. Adesso invece si formano dei lunghi “spaghettoni” che vengono tagliati in piccole pepite e cotte in un saporito brodo di carne.
La pasta è cotta al dente , la crema di zucchine è saporita ma allo stesso tempo delicata e ben si sposa con la freschezza dei calamari.
Dopo un momento di pausa , ecco arrivare un lungo piatto orizzontale sul quale sono adagiati 4 ravioli, ripieni di borragine su una fonduta di zucca gialla.
Il sapore forte del ripieno è sfumato dalla dolcezza della zucca che crea un perfetto equilibrio di sapori. Stuzzicante anche la cialda di parmigiano che dà un contrasto di consistenze con la morbidezza della pasta all’uovo del raviolo.
Nel complesso un piatto ben strutturato che ci permette di riassaporare gusti come quello della borragine, ormai scomparsi dalle tavole di casa e dei ristoranti.
Una recensione a parte non basterebbe per esaltare la bontà dei due dolci che mi appresto a descrivere e che a mio parere, sono stati i due piatti clou della serata.
Il croccante di pasta biscotto con crema al cedro viene servito su una fonduta di cioccolato modicano al 70% e guarnito con scorzette di arance candite.
Guardandolo sembra quasi un piccolo scrigno, all’interno del quale è possibile ritrovare tutti i profumi ed i sapori degli agrumi di Sicilia.
Il tempo di ripensare a quanto fosse buono il primo dolce che subito di fronte ai miei occhi ecco un piccolo panettone farcito con gelato di ricotta ragusana di pecora .
Un classico dolce natalizio che incontra la bontà di un simbolo del territorio: freschezza, dolcezza e morbidezza racchiusa in una piccola campana guarnita con scaglie di cioccolato fondente modicano.
Quattro chiacchiere con lo chef, un saluto al resto dello staff, ed eccoci catapultati di nuovo nella realtà, dopo questo piccolo momento di vera estasi.
Qualcuno ci riesce viaggiando, chi anche solo leggendo un buon libro e chi come me, sedendo attorno ad un tavolo insieme ad amici per assaporare una buona cena.
Per ottenere tale risultato non mi scoraggia affatto dover fare parecchi chilometripoichè in uno stretto vicolo di Modica, bomboniera della Sicilia orientale, in cima ad una scalinata vi è un ristorante all’interno del quale la mia mente viene totalmente resettata pronta ad immergersi in un angolo di paradiso, la Fattoria delle Torri di Peppe Barone.
Appena entrati ci si trova in una saletta arredata con quadri di colori vivaci e “vecchi pezzi” rivisitati con tecniche moderne.
Gli onori di casa vengono fatti da una sorridente ragazza di colore che gentilmente si prenderà cura dei nostri soprabiti riponendoli nel guardaroba.
Con la consueta espressione sorridente , ci viene incontro lo chef e proprietario del ristorante, Peppe Barone, che si rivela sempre un ottimo padrone di casa e con il quale ci intratteniamo qualche minuto
Ci viene consigliato un tavolo nella parte superiore del locale, dove la temperatura ambientale risulta essere decisamente più calda; una volta accomodati, si ha la possibilità di ammirare l’essenziale mise en place e i particolari sottopiatti fatti a mano in perfetto abbinamento con il resto del locale.
Vengono serviti dei cestini con piccoli panini di produzione propria ed aromatizzati con semi di papavero nero, pancetta, pomodori secchi e rosmarino.
Ecco che sulla tavola compaiono i grandi menù dalla copertina rigida, all’interno dei quali è possibile scegliere tra una serie di “percorso degustazione” di varie portate o alla carta con una ampia proposta tra antipasti, primi e secondi.
Noi, conoscendo già il locale, decidiamo di dare libero sfogo all’estro dello chef, che ci condurrà in un percorso di 5 portate davvero interessanti.
L’appetizer studiato per la ricorrenza natalizia, è composto da una quenelle di baccalà fritto con contorno di spinaci baby e del salmone fresco marinato al finocchietto.
Il fritto risulta essere ben vaporoso e per nulla unto, il salmone reso ancora più aromatico dal profumo del finocchietto.
Dopo questo piccolo assaggio ecco che in tavola arriva uno dei piatti tipici della gastronomia siciliana, l’arancino.
Si presenta in una veste davvero intrigante, si potrebbe definire “scomposto”. Gli ingredienti che solitamente costituiscono il ripieno di questo tanto apprezzato “rustico”, sono stati tutti asportati ed inseriti all’esterno. Alla base infatti vi è una crema di piselli davvero dolce e saporita sulla quale è adagiato l’arancino fritto in olio extravergine di oliva, croccante e gustoso. All’interno il risotto allo zafferano prende il posto del classico riso bollito in acqua salata. Sulla cima un buon ragù di carne e un piccolo ovetto di quaglia completano un piatto tanto semplice quanto gustoso e che ricorda uno degli emblemi della cucina del territorio.
Il piatto successivo, come ci viene spiegato dallo chef, è ispirato alla cucina delle nonne che, con cura, giornalmente facevano la pasta fresca .
Ci viene quindi servita la “pastratedda mantecata con erbette di campo, crema di zucchine bianche fritte e sugo di calamari.
Il piatto è arricchito dal racconto minuzioso della sua preparazione; Nel passato infatti era particolarmente laboriosa perché la forma veniva data pizzicando con le mani un blocco di pasta indurita per formare ad una ad una delle “chicche” e in seguito cotta come un risotto. Adesso invece si formano dei lunghi “spaghettoni” che vengono tagliati in piccole pepite e cotte in un saporito brodo di carne.
La pasta è cotta al dente , la crema di zucchine è saporita ma allo stesso tempo delicata e ben si sposa con la freschezza dei calamari.
Dopo un momento di pausa , ecco arrivare un lungo piatto orizzontale sul quale sono adagiati 4 ravioli, ripieni di borragine su una fonduta di zucca gialla.
Il sapore forte del ripieno è sfumato dalla dolcezza della zucca che crea un perfetto equilibrio di sapori. Stuzzicante anche la cialda di parmigiano che dà un contrasto di consistenze con la morbidezza della pasta all’uovo del raviolo.
Nel complesso un piatto ben strutturato che ci permette di riassaporare gusti come quello della borragine, ormai scomparsi dalle tavole di casa e dei ristoranti.
Una recensione a parte non basterebbe per esaltare la bontà dei due dolci che mi appresto a descrivere e che a mio parere, sono stati i due piatti clou della serata.
Il croccante di pasta biscotto con crema al cedro viene servito su una fonduta di cioccolato modicano al 70% e guarnito con scorzette di arance candite.
Guardandolo sembra quasi un piccolo scrigno, all’interno del quale è possibile ritrovare tutti i profumi ed i sapori degli agrumi di Sicilia.
Il tempo di ripensare a quanto fosse buono il primo dolce che subito di fronte ai miei occhi ecco un piccolo panettone farcito con gelato di ricotta ragusana di pecora .
Un classico dolce natalizio che incontra la bontà di un simbolo del territorio: freschezza, dolcezza e morbidezza racchiusa in una piccola campana guarnita con scaglie di cioccolato fondente modicano.
Quattro chiacchiere con lo chef, un saluto al resto dello staff, ed eccoci catapultati di nuovo nella realtà, dopo questo piccolo momento di vera estasi.
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