Presentazione


Non bisogna certamente essere un genio del computer ne tantomeno un affermato romanziere per aprire un blog dove poter parlare e confrontarsi con persone che condividono gli stessi interessi, le stesse passioni e talvolta, perchè no, per potere riflettere "a voce alta".
Navigando un po su internet ed anche su altri blog, mi sono accorto che ne esistono alcuni davvero particolari ed anche molto interessanti, gestiti da persone competenti, che spero prima o poi, passeranno anche dal mio per fare qualche commento, o anche soltanto per muovere qualche critica costruttiva che serve sempre per accrescere il proprio bagaglio culturale.
Per non dilungarmi molto ( e magari stancare chi legge), do le informazioni principali, e cioè i dati anagrafici! Io sono Giuseppe, vivo e "lavoro" a Messsina, e ho 19 anni ( a breve 20).
Sono stagista presso un ristorante di Messina molto vicino casa, come "aiutocuoco".
Tra le mille passioni che ho avuto nella mia vita, (non mi sono mai fatto mancare nulla), ho provato qualunque tipo di sport e sono stato "contaggiato" da innumerevoli interessi: la moda, la fotografia, il disegno; per ultimo in ordine cronologico ma non certo di importanza, quello della cucina, inizialmente vissuto più per "gioco e diletto", ma che col tempo, ho capito essere qualcosa di più importante.
Certo non è facile per un ragazzo come me che non ha frequentato la scuola alberghiera, né tantomeno proviene da una famiglia di ristoratori, farsi strada in questo tanto fantastico, quanto difficile e complicato mondo.
Molti potrebbero pensare che siano frasi fatte, ma è vero: ci vogliono tanti sacrifici e dedizione, riuscire a non demoralizzarsi per nessun motivo ed andare sempre avanti: non aggirando gli ostacoli ma affrontandoli. Sebbene io sia ancora all'inizio, lavoro infatti solo da qualche mese, ho capito che non è tutto "rosa e fiori". Ciò che gira intorno alla ristorazione ed in generale al mondo della cucina. Si deve essere sempre pronti ad accettare una "sconfitta", che però non è mai esclusivamente un fatto negativo, perchè aiuta a crescere ed ad imparare dai propri errori.
Questo è proprio quello che voglio fare io in questo blog: capire i miei errori, i miei sbagli e se possibile cercare (con l'aiuto di persone più esperte di me) di migliorarmi.
Oltre chiaramante a ricette e discussioni inerenti la cucina in senso stretto, ultimamente mi sono molto appassionato alla scrittura di recensioni di ristoranti più o meno noti che verranno inserite in una sezione apposita del blog.
Con questa ultima notizia, termina qui la mia presentazione ( sembra quasi la battuta finale di Giorgino al tg1) e quanto prima inserirò le prime ricette e le prime recensioni.
Un saluto a tutti
Giuseppe
Benvenuto nel mio Spaces!

venerdì 31 luglio 2009

ristorante Mar.Belli

Ristorante Mar.belli

Come si mangia a casa..da nessuna parte!!!
Se questo detto è vero, è pur vero che a Messina c’è un locale dove non sembra proprio di stare seduto al tavolo di un ristorante, in quanto sia l’ambiente che il menù riproducono fedelmente quello familiare.
Mar.Belli è il nome di questa particolare trattoria che si trova nella centralissima via XXVII Luglio a Messina.
Per la pubblicità, la titolare, la sig.ra Maria si è affidata unicamente al passaparola. Infatti non vi è nessuna insegna che indichi il locale se non un piccolo menù puramente indicativo esposto all’esterno, contenente parte delle specialità che la sig.ra ogni giorno prepara.
Appena entrati, ci si rende conto che il locale non rispecchia affatto i canoni di una trattoria.
L’arredo infatti è semplice, ma molto curato e di effetto, la mise en place elegante.
Non esiste un menù scritto, ma soltanto una serie di piatti che variano giornalmente in base alla spesa quotidiana.
Per questo, nonostante mi sia già recato per mangiare diverse volte, non ho mai trovato le stesse pietanze, cosa che mi fa riflettere molto “positivamente” sulla freschezza delle materie prime.
La proprietaria ci ha riferito che cura personalmente l’acquisto del pesce e di tutti gli altri prodotti che servono per la degustazione.
Tra gli antipasti, in questo periodo, potranno essere servite cotolette di melanzane impanate con pangrattato e prezzemolo, molto croccanti e profumate, svariati tipi di “frittate” al forno, con cipollotti, patate, zucchine e funghi, parmigiana di melanzane o zucchine condite con pomodorini freschi cosa che le rende molto delicate, fiori di zucchina ripieni di verdure al forno davvero inusuali ma di grande effetto e non solo estetico.
Assieme al classico pane, spesso, vengono serviti tranci di pizza bianca o panini profumati al pepe nero o all’origano ripieni di formaggio caprino tutti prodotti in casa.
Si passa poi ai primi di pasta fresca o secca: spaghetti con la paisanella (tipico fagiolino lungo siciliano) e pomodorini freschi, pesto di basilico e gamberetti molto leggero, melanzanine tonde ripiene di riso al pomodoro e scamorza affumicata, pasta al forno con ragù di verdure croccanti e condite molto delicatamente.
C’è anche la possibilità, solo il giovedì purtroppo, di mangiare gli gnocchi fatti in casa o con il pesto (forse più propriamente salsa al basilico, in quanto risulta essere molto più leggero e delicato di quello classico genovese) o con della semplicissima salsa di pomodori “ciliegino”.
Tutti i primi sono “espressi” e cucinati al momento: la pasta, il cui formato può essere scelto dal cliente, come vuole la tradizione italiana rimane molto al dente, a differenza di quella precotta che si trova in tanti ristoranti.
Per chi ancora non si sente particolarmente sazio visto anche le porzioni non proprio “mignon”, c ‘è la possibilità di gustare degli ottimi calamari e totani ripieni di verdure croccanti, la surra di pesce spada cotta alla griglia molto morbida e ben condita dal “sammuriglio”, lo sgombro al cartoccio con “panure” di pistacchi, cotto a bassa temperatura in modo da preservare la morbidezza del pesce, il lacerto cotto come un Roast-beef o semplici cotolette impanate e cotte al forno o fritte.
Per concludere in bellezza il pranzo o la cena si può scegliere fra alcune torte fatte in casa, all’albicocca, al cioccolato, crostate alla frutta o con la marmellata, semifreddi al caffè o al cioccolato, o semplicemente ordinare dell’ottima macedonia di frutta fresca di stagione preparata al momento e servita in dell’eleganti coppettine.
Alla fine si rimarrà stupiti dal rapporto qualità\prezzo; per un pranzo o una cena media, con bevande incluse, non si spende mai più di 20\25 euro a persona, che visto il momento di crisi ed il target del locale mi sembra davvero ottimo.
Il locale inoltre si presta bene sia a cene tra amici, sia a seratine romantiche in compagnia della vostra dolce metà.

mercoledì 15 luglio 2009

Trattoria "la Tana"

Ristorante-Pizzeria “La Tana”

Non vi è nulla di più piacevole che sentirsi a casa propria anche quando questa dista centinaia di chilometri da noi. È quello che succede a me, ogni qual volta mi reco a Pisa, purtroppo non proprio per turismo, e vado mangiare in questo ristorante che si trova proprio nei pressi dell’ Università Normale.
Il locale è a conduzione familiare, ci lavorano infatti mamma, due figli oltre al resto dello staff, tutti equamente cordiali e gentili.
Il nome del locale, rispecchia pienamente l’ambiente che vi è all’interno, cominciando dai particolari lampadari fatti da frammenti di piatti e tazzine che fungono da portalampade, i tavoli di legno e mobili in arte povera.
Fulcro della Tana, è il grande forno a legna dove vengono cotte le pizze, le focacce e le schiacciate, il cui odore si può percepire non appena si varca l’entrata.
Il menù è ricco di antipasti, primi e secondi a base di carne e salumi come nella migliore tradizione toscana. Ogni giorno poi, su una simpatica lavagnetta di grafite, vengono evidenziati i piatti del giorno fuori menù sempre invitanti ed appetitosi.
Essendomi recato più volte, ho avuto la possibilità di assaggiare svariati piatti tutti promossi a pieni voti.
Non si può cominciare un pasto senza assaggiare l’antipasto misto di crostini e salumi tipici toscani accompagnati da una favolosa pizza bianca condita con olio sale ed origano, sempre calda e fragrante; il carpaccio di polipo condito con olio e limone e tutt’attorno una brunoise di pomodori datterini. Si passa poi ai primi piatti, dai più semplici e genuini spaghetti o gnocchetti di patate al pomodoro fresco , alle tagliatelle con asparagi o allo speck e rucola.
Le paste sono condite il giusto e sempre cercando di manipolare il minimo le materie prime: non viene infatti fatto uso di panna o altri ingredienti per addensare le salse, cosicché i sapori rimangono perfettamente inalterati. Si sente il sapore fresco dell’asparago che contrasta bene con l’acidità del pomodoro ciliegino e la sapidità dello speck con l’amaro della rucola.
Una vasta scelta si trova anche per i secondi che spaziano dal semplice petto di pollo arrostito, l’arista di maiale e il tacchino arrosto, fino alla regina della casa: una stupenda tagliata di manzo cotta al sangue su un letto di rucola o di funghi porcini; una vera delizia per le papille gustative.
Ogni volta che mi reco in questo ristorante ne esco sempre soddisfatto: riesco ad appagare il gusto con pietanze semplici come se stessi a casa mia e ciò mi rende particolarmente contento; ottimo locale per pranzi veloci o cene in compagnia.
Una menzione ed un saluto speciale va poi al personale, Diego, Vanessa Barbara e Co. davvero cordiali e cortesi, che non si fanno prendere dal panico nemmeno quando vi sono da servire più di cento persone; i tempi di attesa sono infatti minimi anche quando il locale è molto affollato (cosa che avviene molto spesso).
Ottimo rapporto qualità prezzo: per un pranzo completo (ammesso che si riesca ad arrivare alla fine) si spende circa 20\25 euro

sabato 10 gennaio 2009

Duomo, Rg Ibla

Ci sono dei luoghi in cui sembra che il tempo si sia fermato centinaia di anni fa, dove l’uomo non ha avuto la possibilità di cambiare i paesaggi, le atmosfere, le bellezze che li caratterizzavano. Uno di questi, è certamente il piccolo paesino di Ragusa Ibla, costruito centinaia di anni fa su una montagna e da allora mai più cambiato. Arrivando infatti dalla strada principale, si possono vedere le case com’erano un tempo, una accanto all’altra, quasi a creare un grande presepe.
Ed è proprio in uno stretto vicolo di questa cittadina incantata che lo Chef Ciccio Sultano del ristorante “Il Duomo” vi attenderà per farvi conoscere la sua cucina molto legata ai prodotti del territorio e rivisitata in chiave moderna con accostamenti talvolta davvero inusuali.
È considerato un “big” della ristorazione del Sud Italia, considerati i numerosi premi ricevuti e la grande fama di cui gode anche nel resto dell’Italia e dell’Europa.
Certamente varcata la porta a vetri del suo locale e subito ci si rende conto di essere entrati in un vero tempio della gastronomia.
Ad accogliere il fortunato cliente vi sarà direttamente lo chef con il suo assistente e maitre di sala Angelo che sempre con molta gentilezza e cortesia prenderà le ordinazioni e darà qualche ottimo consiglio per l’abbinamento con il vino.
Ci si può accomodare in una delle tre salette ben curate ed arredate con poltroncine Frau davvero comode e tavoli ben distanziati tra di loro così da non essere costretti ad ascoltare le conversazioni dei vicini.
La mise en place di tono ben si sposa con il livello alto del locale: tovaglie bianche e candide fanno da sfondo ad un piatto multicolor dipinto a mano; posateria Sambonet e cristalli Spiegelau completano il tutto.

Dopo una piacevole lettura alla Carta composta da numerose portate tra antipasti, primi, secondi , si può decidere di affidarsi all’ispirazione dello chef scegliendo uno dei tre “menù degustazione” presenti: “mare”, “terra” e “vento e passione”.
In tavola arriva subito un bel piatto con 7 tipologie di pane e grissini di vario genere e delle schiacciatine davvero gustose e saporite.



Il benvenuto dello Chef è composto da un “sandwich di gelato al tartufo nero (scorzone estivo) davvero molto fresco al palato. Va mangiato con le mani come un vero e proprio sandwich.
Si susseguono quindi tre piccoli cucchiai con all’interno:
Gambero con latte di mandorla; scampo con polpa di fico d’india, in cui si sposano perfettamente dolcezza e freschezza dei due ingredienti.

Riccio di mare con ricotta aromatizzata al limone. Perfettamente riuscito il contrasto tra acidità e dolcezza
.
Infine una “Gelatina di Maiale” non entusiasmante e a mio parere anche un poco “fuori posto”
Terminato questo “poker” di assaggi di crudo, ecco arrivare in tavola il “filetto di triglia con uovo di pomodoro e crema di sanapo (un particolare tipo di verdura come mi è stato cortesemente spiegato dal maitre).

Delicata la triglia che contrasta con l’acidità del pomodoro ed infine la crema di sanapo che ridona freschezza al palato.

Ancora un passaggio di pesce ed ecco il “Polpo cotto al carbone, patate della Sila, burrata di Sandria.


Equilibrio di sapori e di consistenze in un piatto in cui il polipo non risulta gommoso come talvolta accade e piacevole il contrasto di consistenze con le chips di patate.
La “magrezza” del pesce viene sostenuta dalla burrata che fa da specchio e fondo a tutto il piatto.
Concluso il giro delle entrè e degli antipasti, vengono serviti due diversi tipi di primo, uno a base di pesce ed uno di carne.
Le “fettuccine con cicala di mare, calamari e crema di lattuga” in cui è possibile assaporare e sentire ogni profumo proveniente dal mare.
Al dente la cottura della pasta e davvero gustosa la sorta di crema creata dall’amido della pasta con il sugo della cicala di mare.

Un piacevole “intermezzo” per resettare il palato e prepararlo al primo a base di carne, ed ecco servito il “Pollo con gelato al mais”


Viene denominato “Alessandro Cagliostro” questo piatto di stampo barocco ed ispirato al celebre alchimista palermitano. Il pollo risulta essere tenero, ben cotto ma non stopposo e gelato al mais racchiuso tra due sfoglie fresco e delicato.
Dal sapore invece certamente più deciso ma non per questo stucchevole o pesante il successivo primo che mi viene servito, “lasagna con ripieno di quinto quarto, broccoli su salsa di broccoli e pistilli di zafferano”.

In questo piatto vi è tutto l’entroterra siciliano; i broccoli, il quinto quarto e i pistilli di zafferano siciliano. La pasta rigorosamente fatta a meno è cotta a puntino e risulta della giusta consistenza sia al taglio che al palato. La carne molto saporita viene per cosi dire “sgrassata” dalla delicatezza della salsa di broccoli e dal sapore dello zafferano posto sul fondo del piatto.
Si passa poi, sempre con i giusti tempi di pausa tra una portata e l’altra, al secondo di carne preannunciato dall’arrivo sul tavolo di un coltello personalizzato dallo stesso Sultano ed esteticamente molto bello


“Coniglio con verdure croccanti in agrodolce”



Anche in questo caso si tratta di carni bianche, troppo spesso ignorate e poco considerate dall’alta ristorazione. La carne, come lo era quella del pollo in precedenza, risulta essere morbidissima, quasi che non ci sia il bisogno del coltello per tagliarla. Le verdure, croccanti e dolci al punto giusto, sono perfette per smorzare il sapore deciso e “selvatico” del coniglio.
Dopo il cambio del tovagliolo e delle posate, vengono serviti due dessert:
“gelo al mandarino con crema di zucca e salsa al cioccolato bianco”

Troppa dolcezza in questo pre-dessert che dopo il primo assaggio, risulta essere, per i miei gusti, troppo stucchevole.
Decisamente più delicato ed “amaro” il dessert vero e proprio composta da “Gelo di caffè, gelato al cardamomo e panna montata”

Sapori siciliani ed orientali formano un connubio davvero ben riuscito con il giusto equilibrio tra l’amaro dato dal gelo di caffè e la dolcezza e sofficità della panna montata che lo sormonta e del gelato al cardamomo.
Insieme al caffè viene servita dell’ottima “piccola pasticceria” e un cucchiaio con una piccola “cassata siciliana”, presentata davvero in maniera originale.

Si può dire cosi conclusa questa “esperienza gastronomica” davvero unica: ambiente, servizio e cucina davvero eccellenti.
Unica nota dissonante è la totale assenza dello chef in sala, forse più abile e preparato del personale di sala nella spiegazione delle singole portate.

giovedì 1 gennaio 2009

Fattoria delle torri (modica)







Talvolta, con un pizzico di fantasia e di immaginazione, si possono creare delle atmosfere ideali per sfuggire alla stressante “routine” quotidiana a cui, purtroppo, tutti siamo sottoposti..
Qualcuno ci riesce viaggiando, chi anche solo leggendo un buon libro e chi come me, sedendo attorno ad un tavolo insieme ad amici per assaporare una buona cena.
Per ottenere tale risultato non mi scoraggia affatto dover fare parecchi chilometripoichè in uno stretto vicolo di Modica, bomboniera della Sicilia orientale, in cima ad una scalinata vi è un ristorante all’interno del quale la mia mente viene totalmente resettata pronta ad immergersi in un angolo di paradiso, la Fattoria delle Torri di Peppe Barone.
Appena entrati ci si trova in una saletta arredata con quadri di colori vivaci e “vecchi pezzi” rivisitati con tecniche moderne.
Gli onori di casa vengono fatti da una sorridente ragazza di colore che gentilmente si prenderà cura dei nostri soprabiti riponendoli nel guardaroba.
Con la consueta espressione sorridente , ci viene incontro lo chef e proprietario del ristorante, Peppe Barone, che si rivela sempre un ottimo padrone di casa e con il quale ci intratteniamo qualche minuto
Ci viene consigliato un tavolo nella parte superiore del locale, dove la temperatura ambientale risulta essere decisamente più calda; una volta accomodati, si ha la possibilità di ammirare l’essenziale mise en place e i particolari sottopiatti fatti a mano in perfetto abbinamento con il resto del locale.


Vengono serviti dei cestini con piccoli panini di produzione propria ed aromatizzati con semi di papavero nero, pancetta, pomodori secchi e rosmarino.


Ecco che sulla tavola compaiono i grandi menù dalla copertina rigida, all’interno dei quali è possibile scegliere tra una serie di “percorso degustazione” di varie portate o alla carta con una ampia proposta tra antipasti, primi e secondi.
Noi, conoscendo già il locale, decidiamo di dare libero sfogo all’estro dello chef, che ci condurrà in un percorso di 5 portate davvero interessanti.
L’appetizer studiato per la ricorrenza natalizia, è composto da una quenelle di baccalà fritto con contorno di spinaci baby e del salmone fresco marinato al finocchietto.

Il fritto risulta essere ben vaporoso e per nulla unto, il salmone reso ancora più aromatico dal profumo del finocchietto.
Dopo questo piccolo assaggio ecco che in tavola arriva uno dei piatti tipici della gastronomia siciliana, l’arancino.


Si presenta in una veste davvero intrigante, si potrebbe definire “scomposto”. Gli ingredienti che solitamente costituiscono il ripieno di questo tanto apprezzato “rustico”, sono stati tutti asportati ed inseriti all’esterno. Alla base infatti vi è una crema di piselli davvero dolce e saporita sulla quale è adagiato l’arancino fritto in olio extravergine di oliva, croccante e gustoso. All’interno il risotto allo zafferano prende il posto del classico riso bollito in acqua salata. Sulla cima un buon ragù di carne e un piccolo ovetto di quaglia completano un piatto tanto semplice quanto gustoso e che ricorda uno degli emblemi della cucina del territorio.
Il piatto successivo, come ci viene spiegato dallo chef, è ispirato alla cucina delle nonne che, con cura, giornalmente facevano la pasta fresca .
Ci viene quindi servita la “pastratedda mantecata con erbette di campo, crema di zucchine bianche fritte e sugo di calamari.
Il piatto è arricchito dal racconto minuzioso della sua preparazione; Nel passato infatti era particolarmente laboriosa perché la forma veniva data pizzicando con le mani un blocco di pasta indurita per formare ad una ad una delle “chicche” e in seguito cotta come un risotto. Adesso invece si formano dei lunghi “spaghettoni” che vengono tagliati in piccole pepite e cotte in un saporito brodo di carne.
La pasta è cotta al dente , la crema di zucchine è saporita ma allo stesso tempo delicata e ben si sposa con la freschezza dei calamari.

Dopo un momento di pausa , ecco arrivare un lungo piatto orizzontale sul quale sono adagiati 4 ravioli, ripieni di borragine su una fonduta di zucca gialla.


Il sapore forte del ripieno è sfumato dalla dolcezza della zucca che crea un perfetto equilibrio di sapori. Stuzzicante anche la cialda di parmigiano che dà un contrasto di consistenze con la morbidezza della pasta all’uovo del raviolo.
Nel complesso un piatto ben strutturato che ci permette di riassaporare gusti come quello della borragine, ormai scomparsi dalle tavole di casa e dei ristoranti.

Una recensione a parte non basterebbe per esaltare la bontà dei due dolci che mi appresto a descrivere e che a mio parere, sono stati i due piatti clou della serata.
Il croccante di pasta biscotto con crema al cedro viene servito su una fonduta di cioccolato modicano al 70% e guarnito con scorzette di arance candite.
Guardandolo sembra quasi un piccolo scrigno, all’interno del quale è possibile ritrovare tutti i profumi ed i sapori degli agrumi di Sicilia.
Il tempo di ripensare a quanto fosse buono il primo dolce che subito di fronte ai miei occhi ecco un piccolo panettone farcito con gelato di ricotta ragusana di pecora .

Un classico dolce natalizio che incontra la bontà di un simbolo del territorio: freschezza, dolcezza e morbidezza racchiusa in una piccola campana guarnita con scaglie di cioccolato fondente modicano.

Quattro chiacchiere con lo chef, un saluto al resto dello staff, ed eccoci catapultati di nuovo nella realtà, dopo questo piccolo momento di vera estasi.

domenica 21 dicembre 2008

Sagra dei prodotti tipici Siciliani e mercato del contadino

Sagra dei prodotti tipici siciliani e “mercato del Contadino”

La crisi generale che sta attraversando non solo l’Italia, ma anche tutto il resto del mondo, non frena nemmeno nel periodo natalizio in cui, un po’ per l’atmosfera particolare, un po’ per la voglia di comprare almeno qualche regalo ai propri cari, si è più predisposti a spendere qualcosa in più.
Per cercare di risparmiare qualche euro,si deve partire dagli acquisti di prima necessità come quelli alimentari che costituiscono oramai un vero e proprio salasso quotidiano.
Non solo il costo della farina e della pasta sono aumentati, come vogliono fare credere i telegiornali, ma anche altri beni di prima necessità, come la frutta e la verdura stanno raggiungendo molto velocemente prezzi inaccessibili per gran parte delle famiglie.
Per ovviare al “caro vita”, è possibile acquistare i prodotti direttamente dal produttore senza che vi siano quindi costi di spedizioni ed ulteriori rincari.
Non credevo che a Messina esistesse questo tipo di realtà, ma leggendo le notizie sul giornale locale, il mio occhio scorge la locandina di una “Sagra dei prodotti tipici siciliani e messinesi” e cosi decido di andare a curiosare per capire di cosa si tratta. Nell’inserto pubblicitario inoltre viene specificato che acquistando quei prodotti , la nostra spesa avrebbe subito un deciso ribasso.
Entusiasmato da questa notizia, mi dirigo subito verso la Fiera di Messina dove si svolge la manifestazione e rimango piacevolmente colpito dalla notizia che oltre ad essere esposti prodotti tipici locali come il pistacchio di Bronte e le Provole di Montalbano Elicona, vi sono anche numerose aziende agricole associate alla Coldiretti che vendono direttamente la loro frutta e verdura ad un prezzo quasi dimezzato rispetto alla media locale.
La scelta è molto vasta ed è possibile trovare anche particolari oggetti certamente non di uso comune e fabbricati in maniera davvero inusuale.
Ad aprire la carrellata di prodotti messinesi e più in generale siciliani, il Pistacchio di Bronte in varie preparazioni; al naturale, in crema e utilizzato come ingrediente principale di particolari biscotti.


Addentrandoci tra gli stand si possono trovare davvero tante specialità , formaggi stagionati di Montalbano dell’azienda Grattazza, alcuni particolari tomini freschi aromatizzati ed invitanti caciotte e ricotte dell’azienda Santa Mamma di Acquedolci.

Numerose tipologie di creme realizzate con prodotti del territorio e svariate verdure sott’olio biologiche, alcune insolite, come l’aglio.

Qualche passo più avanti ed ecco di fronte a me l’universo affascinante delle api in tutte le sue sfumature: dal semplice miele biologico dei nebrodi alle piccole sculture in cera d’api, alle matite decorate

In un altro padiglione della fiera vi è tutta la parte dedicata al “mercato del contadino” in cui varie cooperative agricole presentano i loro prodotti biologici con la possibilita da parte del consumatore di poterli acquistare ad un prezzo decisamente più basso del normale in quanto vengono totalmente azzerati i costi di trasporto, di distribuzione e quelli derivanti dalla vendita al dettaglio. Inoltre, si ha la certezza e l’assoluta sicurezza che si tratti di alimenti non trattati con additivi chimici e quindi estremamente freschi.
Sono esposti tutti prodotti rigorosamente di stagione e coltivati in campagna e non in serra: limoni, mandarini arance, finocchi, insalate di vario tipo, cavolfiori, broccoli e pomodori, tutti pesati con uno strumento che forse pochi di noi ricordano e che alcuni probabilmente non ne conoscono nemmeno l’esistenza, “la Stadera”

Insieme a frutta e verdura sono ben presentati anche alcuni liquori tipici della regione dell’azienda Rupino Rosso come il rinomato Limoncello.


Una menzione speciale per le tantissime tipologie di marmellate biologiche di varie aziende; gelsi neri, arance amare, mandarino e tante altre, per riuscire a deliziare anche i palati più esigenti


Molto particolare anche lo stand dell’azienda Agriculturale Terra di Santo Stefano che presenta delle “speciali” saponette e bagnoschiumi per il corpo all’olio extravergine di oliva ed aromatizzate alla camomilla, mandorla, bergamotto e mandarino

Per concludere una simpatica mattinata, , per chi avesse fame e la voglia di provare qualcosa di nuovo e genuino, la possibilità di assaggiare tutte le creme ed i formaggi esposti con dei crostini di pane molto saporiti.

Park restaurant Villa Liga

Nonostante il calendario dica che l’autunno si è già insediato da un pezzo, per la ricorrenza di Ogni Santi, il clima ha fatto a tutti i messinesi un grossissimo regalo: una giornata praticamente estiva.
Complice il bel tempo e la temperatura mite, con la mia famiglia decidiamo di andare nella casa estiva, a Falcone in provincia di Messina per stare un po’ all’aria aperta e poi di mangiare qualcosa nelle vicinanze.
Essendo alcuni locali chiusi per la festività ed altri già pieni, la scelta per il pranzo cade su un ristorante di cui avevamo sentito parlare un gran bene, soprattutto in occasione di un servizio di catering fatto per il festeggiamento dei 50 anni di una nostra amica.
Credendo cosi di non sbagliare e andando, per così dire, “a colpo sicuro”, ci rechiamo al locale, molto facile da raggiungere, trovandosi sulla strada statale ed ampiamente evidenziato nei segnali stradali.
Si trova all’interno di una antica villa, molto grande ed accogliente, con la possibilità, soltanto d’estate, di poter mangiare all’aperto in un giardino davvero immenso e molto ben curato.
Non potendo prevedere a Novembre una giornata cosi mite, i gazebi fuori erano già stati smontati da tempo, quindi veniamo fatti accomodare all’interno di una grande sala, arredata da un tendaggio di colore rosso e giallo con la particolarità della presenza di grossi tronchi di palme a fungere da colonne; davvero caratteristico!!
Il locale è deserto, (forse poi alla fine capiremo anche il perché) quindi, dopo la proposta del cameriere di accomodarci accanto alla porta del bagno, preferiamo scegliere uno dei 100 tavoli apparecchiati (non si sa per quale ragione) leggermente più distante.
“La mise en place” si può definire di livello, anche se, personalmente, all’infinita varietà di forchette e coltelli sul tavolo ne avrei preferita una sola e cambiata per ogni singola portata.
Il cameriere, che non ci ha certamente accolto con grandi sorrisi (in quanto forse era sicuro di trascorrere una giornata di tutto riposo), ci porta i menù, rilegati con una copertina in pelle molto scura, un po’ tetra ma in stile con il locale.
La prima pagina è dedicata ad una breve introduzione sulla storia della villa, voltandola, troviamo scritte a penna i vari piatti divisi per portate. Segnalo la presenza di due menù degustazioni, che non si riveleranno poi tali in quanto le porzioni sono non da degustazione, ma più da menù fisso, uno di carne a 40 euro e uno di pesce a 45. Non viene comunque specificato ne il numero dei piatti di tale percorso ne tantomeno da quali questo sia composto.
Inesistente la carta dei vini tanto che i soli tre rossi presenti ci vengono esposti a voce, e assente la possibilità di riceverlo al calice. Mio padre opta quindi per una bottiglietta da 350 ml dal rincaro davvero esagerato oltre che dalla qualità scadente.
Non essendo mai stato in questo locale opto per il menù degustazione di pesce.
Al momento dell’ordine, cosa che sul menù però non era assolutamente specificata, scopro che è per minimo due persone. Anche in questo caso non capisco la ragione di questa “regola” in quanto il percorso si è articolato in soli 4 piatti davvero di facile composizione e inoltre in sala eravamo presenti soltanto io e i miei genitori.
Alla fine decidiamo con mio padre di prendere il degustazione di pesce insieme, mentre mia madre, più saggiamente ( la scelta si rivelerà anche a livello economico molto più conveniente) di ordinare alla carta.
Per lei una insalata di polipo alle erbe e sapori mediterranei ed un risotto alle verdure. Già dall’antipasto capiamo che sarebbe stato un pranzo tutt’altro che positivo, quantomeno per il servizio. A mia madre, infatti, viene servito come antipasto, non il polipo, ma un cestino di parmigiano con dentro dei gamberetti crudi certamente congelati vista la gommosa consistenza sommersi da funghi tagliati a lamelle e letteralmente inondati di olio. Il cameriere, molto presuntuoso, dopo la segnalazione dello sbaglio, invece di cambiare tranquillamente il piatto, fa vedere a mia madre l’ordinazione con ciò che lui aveva scritto.
A quel punto, per evitare di fare altra polemica, mia madre decide di tenerlo, ma essendo allergica ai funghi, li scarta tutti. Il cestino poi, bagnato dall’olio versato era diventato molliccio e immangiabile, al contrario di ciò che sosteneva il gentil cameriere, e cioè che questo fosse commestibile.
Il risotto con le verdure forse è stato uno dei pochissimi piatti che si può definire discreto, mangiabile.

Passiamo al cosiddetto menù degustazione: L’ antipasto è compsoto da un piatto circolare con al centro un limone decorativo e ai lati dell’insalata di polipo ( non “citrigno” ma davvero duro), dei gamberetti su delle foglie di rucola, 1 fetta di pesce spada marinato e un insalatina di gamberetti con verdure a julienne. Sia i gamberetti, molto gommosi, che il pesce spada poco saporito e sovrastato dal sapore dell’olio davvero eccessivo, erano certamente surgelati, cosa che non era assolutamente anche in questo caso specificata nel menù. Inoltre, non ci vengono nemmeno descritti i piatti, quindi, per così dire, mangiamo totalmente all’oscuro.
Il secondo antipasto è uno sforma tino di asparagi bianchi con crema di acciughe. Discreto ma la crema, come nell’antipasto precedente, era totalmente immersa in un giro di olio, che a mio avviso, era tranquillamente evitabile ed avrebbe reso più delicato l’aspargo ma anche più marcabile il sapore delle acciughe.
Il primo, da vera trattoria e non certamente da ristorante, è un piatto di tagliatelle, industriali ovviamente, con un sugo che solamente alla fine, e solo su nostra richiesta, ci verrà specificato essere stato preparato con dell’ astice.
Onestamente, vista la quantità eccessiva di pomodoro, il sapore dell’astice era davvero impercettibile, tanto da dover chiedere delucidazioni su che tipo di pesce fosse.
Come secondo ci viene servito del mupo al sale, con qualche spina di troppo con contorno di patatine novelle bollite. Pesce buono ma patate congelate: nell’assaggiare la prima, durante la masticazione, mi rimane una scheggia di ghiaccio tra i denti davvero poco gradevole.
Non era compreso nel prezzo il dolce, che comunque decidiamo di non prendere, preferendo una normalissima fetta di ananas dal gusto soddisfacente ma nulla di trascendentale.
Il conto è di euro 138, 90 i menù, 10 euro l’antipasto sbagliato( che potevano pure essere omaggiati visto l’errore nel servizio), 8 euro il risotto, 7,50 euro il coperto, 12 euro l’ananas 4 euro l’acqua e 9 euro il vino.
Non mi sento assolutamente di consigliare questo locale ne riesco a trovare aspetti positivi in un pranzo dalla qualità appena sufficiente e dal servizio certamente non all’altezza e davvero poco disponibile e cortese